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Meglio tu che io! || Quando tuo fratello ti lascia senza fiato.

  • francescomy
  • 7 ago 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Sin da piccolo ho ritenuto ridicola l’affermazione: “rispetta chi è più grande di te, sempre.” Forse perché ero già abbastanza intuitivo da saper che la maggior parte di quei “grandi” mi avrebbe deluso o magari ero solo sospettoso sul concedere il rispetto alla cieca solo in base all’età di qualcuno. Forse avevo capito già che non importa quanti anni tu abbia vissuto, a quali radici riconduce il DNA di cui sei costituito o quanti ricordi tu condivida con qualcuno, siamo esseri umani e da tali commettiamo errori. Lo riconosco, è normale. Non lo è però non imparare da essi, procrastinare, continuare imperterriti la propria vita rinchiusi nelle proprie convinzioni senza nemmeno sfiorare l’idea di provare a riflettere sul punto di vista dell’altra parte. Non lo accetto, non dai “grandi”. Per quanto stupido io possa essere a dare centinaia di occasioni di rimediare a persone che sono capaci solo di giocarci e farne aeroplanini di carta da far volare nel cielo del menefreghismo, è arrivato il momento di smetterla.

Ti racconto una storia.

Immagina di vivere in un mondo in cui ogni essere umano vive di un numero limitato di respiri, che non sono acquistabili purtroppo ma possono essere barattati o donati l’un l’altro. Per un motivo o per un altro tua madre sta esaurendo i suoi respiri, ciò non significa necessariamente la fine ma una volta finiti causerebbero sicuramente complicazioni, affaticamenti e la qualità della vita si abbasserebbe notevolmente. Gli unici a cui può affidarsi siete tu e tuo fratello, gli unici a cui lei può ancora aggrapparsi, a cui può dare fiducia. In cuor tuo sai che se da solo donassi i tuoi respiri non moriresti di certo ma avresti bisogno di fare attenzione a non affaticarti troppo nella quotidianità, non fare troppe scale, evitare i posti affollati, pensarci mille volte prima di fare un viaggio perché non si sa mai cosa può succedere per poi non farlo perché ci hai pensato troppo. Dovresti fare attenzione a tante altre cose, per molto tempo. Un tempo all’apparenza infinito. Se però tu e tuo fratello donaste i vostri respiri in egual misura non ne risentiresti così tanto. La tua vita non sarebbe limitata, potresti fare ciò che vorresti senza pensarci poi così tanto. Potresti correre al centro commerciale per una giornata di shopping sfrenato, oppure ballare e divertirti con i tuoi amici per una settimana intera senza sentire quel peso sul petto. Potresti vivere come un qualunque ventenne fa e di cui provi invidia di tanto in tanto. Purtroppo tuo fratello rifiuta di donare i suoi respiri, sono suoi e restano suoi. Non importano il sangue, il DNA, i ricordi condivisi, i sacrifici fatti da quella stessa madre che gli hanno dato modo di essere ciò che è ai giorni nostri; i suoi respiri non si toccano. Servono nel caso debba correre a comprarsi una maglietta al mercatino o a farsi macchiare per l’ennesima volta la pelle con figure senza senso. Per non parlare di quella sensazione beata di una boccata d’aria fresca di quando si va in un resort per San Valentino o per Capodanno. E troppo rinunciare a queste cose per tuo fratello. “Io non ho ne ho abbastanza neanche per me” dice con tono alterato “ho tante cose da fare nella mia vita, puoi pensarci tu! Tanto tu non devi sforzarti troppo, non esci mai e lì dove ti sei trasferito hai modo di guadagnarne tanti”.

Quel giorno ci fu un’accesa lite fra i due, che si concluse con le spalle voltate del fratello più grande mentre va via sbattendo con forza la porta d’ingresso.

Sebbene non abbia chissà quanta massa muscolare e forza fisica sono stato costretto a farmi carico di questo peso da solo, “affaticandomi”. E dico “costretto” perché sei stato tu caro “fratello” ad impormi di farlo contando solo sulle mie forze, non perché io mi senta in dovere di farlo. Credo che amore sia sacrificio dopotutto, è facile professare il proprio affetto verso qualcuno nei momenti felici e pieni di gioia. Tutti sappiamo ridere e scherzare a Natale, Capodanno e a Pasqua, circondati da un’atmosfera di spensieratezza e davanti ad una tavola ricca di leccornie. È nei momenti più bui che capisci chi veramente ti tende la mano nell’oscurità e cerca di tirartene fuori e chi invece ti volta le spalle. Tu sei andato via, hai proseguito la tua vita come se niente fosse. Quando mi hai rivisto hai fatto finta che quel giorno non fosse mai esistito, che quella lite non fosse mai avvenuta ed ingenuamente ho assecondato questo tuo comportamento. Non siamo mai stati troppo legati, mi hai sempre escluso dalla tua vita perché eravamo e siamo troppo diversi, ci piacciono cose diverse e a quanto pare abbiamo una concezione di famiglia ben diversa l’uno dall’altro.

Tu, assieme a qualcun altro che ti somiglia tanto, mi hai comunque insegnato dove può arrivare l’egoismo e il menefreghismo di una persona. Spero tanto il figlio che programmi di avere un giorno non si rivolti contro di te e ti lasci annegare nell’oscurità, perché forse così potresti anche renderti conto dei tuoi errori finalmente ma sarebbe comunque troppo tardi. Spero però ti appaghino i sorrisi stampati sui volti di coloro che assisteranno alle tue nozze, che ti colmino di gioia gli applausi che susseguiranno il vostro “si, lo voglio” e che tu ti possa sentire soddisfatto di dove sei arrivato e cosa hai costruito sulle macerie e i resti di quella che era la tua famiglia. Perché dai primi scricchiolii del tuo castello, alle fratture che segneranno le sue pareti fino al cedimento delle sue fragili fondamenta sentirai il bisogno di aggrapparti ad un ricordo felice per non cadere in un abisso di oscurità. E semmai avessi il coraggio di chiedermi di tirartene fuori o di tenderti una mano sarò io quello che sbatterà la porta d’ingresso e fingerà che nulla sia mai accaduto continuando la mia vita.

Sarò io a lasciarti senza fiato.


 
 
 

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